Laboratorio di Microbiologia Generale

a cura di Gabriele Giliberti

Test della gelatinasi

 

Molti batteri hanno la capacitŕ di idrolizzare la gelatina, una proteina presente nei tessuti connettivi ed impiegata anche in diversi settori industriali, utilizzando l’enzima proteolitico gelatinasi. Questo permette loro di utilizzare per il metabolismo energetico i piccoli peptidi che si originano dalla sua idrolisi. Se la gelatina viene aggiunta in un terreno di coltura (ad una percentuale del 12%) lo rende solido a basse temperature (sotto i 28°C circa), tuttavia la presenza di batteri in grado di utilizzarla ne impedisce la solidificazione. Il test che ha carattere identificativo viene impiegato ad esempio per identificare lo Staphylococcus aureus e differenziarlo da altri stafilococchi. Tuttavia per l’esercitazione č possibile utilizzare due batteri non patogeni, quali Escherichia coli e Bacillus subtilis.

 

Protocollo sperimentale

ü    Sciogliere in una bottiglia con 20 ml di acqua distillata l’opportuna quantitŕ di polvere di terreno Nutrient gelatin.

ü    Sterilizzare in autoclave, versare 10 ml di terreno di coltura in due tubi di vetro sterili.

ü    Prelevare 20 µl di coltura batterica liquida ed inoculare le due provette.

ü    Utilizzare i microrganismi: 1) Escherichia coli; 2) Bacillus subtilis.

ü    Incubare le provette a 37°C in agitazione per 12-15 ore.

ü    Conservare le provette a 4°C per 1 ora.

ü    Osservare la provetta di E. coli inclinandola su un lato: E. coli non idrolizza la gelatina e il terreno rimane solido a bassa temperatura (reazione negativa) [Fig.1 e videoclip].

ü    Osservare la provetta di B. subtilis inclinandola su un lato: B. subtilis idrolizza la gelatina per cui il terreno appare liquido anche a bassa temperatura (reazione positiva) [Fig.1 e videoclip].

 

Fig. 1: reazione positiva e negativa al test della gelatinasi.

Osservazione del test della gelatinasi con reazione positiva e negativa a confronto (videoclip).